Sono arrabbiato?

Mi è capitato più di qualche volta, di avere commenti "dal vivo", da amici e persone che conosco le quali il più delle volte dopo aver letto i miei "post", mi dicono:"ma perchè sei così incazzato quando scrivi?".

Ma davvero è così complesso comprendere quello che viviamo ogni giorno? Adesso la verità risiede nel fatto che, individualmente (o forse sarebbe meglio dire egoisticamente) viviamo in una sorta di guscio limbico, in cui alcuni meccanismi si estrinsecano e chiudono la nostra coscienza...farò un esempio per coloro che facessero finta di non capire.

Il meccanismo della sopravvivenza così come lo conosciamo noi, della famosa civiltà capitalistica occidentale globalizzata consiste in: 1) lavoro; 2) denaro; 3) soddisfazione delle necessità primarie e secondarie; 4) compagnia (vedi famiglia, amanti, amici)...chiudendo questo circolo, diciamo con circa 1800/2200 euro al mese...la mediocrità è perfettamente raggiunta ed anche il presunto e fittizio benessere, (laddove siano 2 coniugi a raggiungere questi introiti)...a questo punto c'è la cosiddetta "anestesia consapevole" dal quotidiano, motivo per cui, non si può parlare di "coscienza collettiva" e senso del vivere comune...eh no, non si può più e per di più questo meccanismo perverso, si scatena di più in tutti coloro che vivono di pensione "decorosa" (le cifre di prima).

Non vorrei sembrare deliberatamente volgare o banale con le prossime esternazioni, ma dobbiamo considerare alcuni fattori umani legati all'età dai quali non si può prescindere. Cioè:

è notorio che dopo i 40/45 anni si inizia ad avere un calo prestazionale fisico (uomini),mentre nelle donne questo è un pochino anticipato, specie in presenza di parti multipli....ora, questa è come al solito "accademia"...ma vediamo cosa succede a coloro i quali si sentono "arrivati". In realtà sono rassegnati e non lo sanno, o fanno finta di non saperlo e comunque vada, hanno perso la grinta e la voglia di competere, che non hanno più lo stimolo sessuale dei 30 anni e non ritengono sia più il caso di combattere per un ideale.

Il meccanismo della rassegnazione è come un granello di zucchero dentro il meccanismo di un orologio svizzero e cioè blocca tutto e danneggia il meccanismo più interessante della nostra esistenza, il meccanismo della libertà e della coscienza, il meccanismo della capacità di analisi e ribellione, il meccanismo della capacità costruttiva di operare per il bene comune e socialmente rispondere a quesiti collettivi e non più individuali.

Questo comportamento mentale è considerato dai più, una sorta di idealismo utopico. Mi dispiace deludere chi sostiene questo, ma non è vero.
Altrimenti dovremmo sostenere che, tutto il Risorgimento Italiano, tutti i moti che hanno dato all'Italia la sua connotazione, siano stati un'utopia? Ergo, la coscienza collettiva è una necessità, la ribellione è una necessità, l'appropriazione della propria libertà, anche a dispetto di una rivoluzione, costituisce un obbligo morale e di consapevolezza per noi tutti e le generazioni che verranno.

Ora, qualcuno venga a dirmi che sono incazzato....fino al momento in cui vedrò intorno a me, gente con l'occhio "vaccino" della mucca che va al "macello", completamente anestetizzata, senza consapevolezza della morte imminente e quindi incurante di ciò che vive il prossimo, proprio perchè incurante di ciò che vive in prima persona, beh, fino a quel momento sarò sempre incazzato e cercherò di scuotere le coscienze dei miei simili.

A volte la "rivoluzione" è una necessità, anche quando si pensa di vivere in "libertà"...buona giornata, dal "morto che cammina".

Commenti

Post più popolari