Fine dell'illusione di Renzi.....

Così, tanto per far capire chi comanda in Europa. Nel giro di pochi giorni, infatti, sono arrivate tre bacchettate che fanno giustizia di tutte le illusioni che erano cresciute dopo la vittoria di Matteo Renzi alle elezioni del 25 maggio. Qualcuno si era illuso che quel 40% di voti incassato dal governo servisse a cambiare un po’ il parametro. Errore. Restiamo un Paese inaffidabile che deve sempre essere tenuto sotto rigida disciplina. I tre schiaffoni sono, nell’ordine: la procedura di infrazione per i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione, la bocciatura della proposta di modifica dei trattati con lo scorporo della spesa per investimenti, il rafforzamento della candidatura Juncker per la presidenza della Commissione. Difficile non vedere la mano pesante della Germania.
La procedura d’infrazione è stata promossa dal vice presidente, Antonio Tajani. In Italia è stata letta come uno sgradevole regolamento di conti tra Forza Italia (partito cui appartiene Tajani) e il presidente del Consiglio. Una spiegazione quanto meno semplicistica. Perché è certamente vero che Forza Italia è all’opposizione, ma è altrettanto vero che la sintonia tra Berlusconi e Renzi è fortissima. La spiegazione, dunque, non può essere data in chiave di politica interna. Casomai in una logica europea: l’iniziativa di Tajani, infatti, è uno degli ultimi interventi degli attuali commissari. Sono intervenuti adesso volendo lasciare l’eredità ai successori. Il procedimento era già avviato e il cambio di legislatura avrebbe potuto portare ad una revisione degli atti. Così, invece, il processo è già incardinato.
Che questa sia la spiegazione risulta abbastanza evidente vedendo gli altri due interventi. Il più esplicito riguarda il divieto di revisione dei trattati. Sembrava che si stesse creando un asse di sinistra tra Spd, socialisti francesi, e Pd per consentire lo scorporo degli investimenti dal calcolo del deficit pubblico. Un modo per far ripartire la crescita. Il compito di farsi portavoce di questa riforma era stato affidato al Ministro Padoan. Il balletto è durato pochissimo: è intervenuta direttamente la signora Merkel per dire che i patti non si toccano: all’Italia non verrà consentito nessun margine di flessibilità perché siamo troppo inaffidabili per ricevere regali.
L’ultimo segnale è la conferma che la Germania appoggia la candidatura di Juncker per la commissione. L’ex premier lussemburghese è un custode arcigno dei trattati europei. Con lui a Bruxelles non si cambia una virgola. Una vestale dell’ortodossia: proprio quello che piace alla Germania. Con buona pace degli inglesi (implacabili avversari di Juncker) ma anche del governo italiano che sperava di diventare ago della bilancia.

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