La falsità islamica...



Chiunque uccide un uomo......frase coranica

La vera spiegazione

Quel versetto del Corano e le bugie dei "buonisti". Di Gian Giacomo William Faillace
Rilanciamo volentieri un articolo del nostro amico e collaboratore Gian Giacomo William Faillace che fa chiarezza su un versetto del Corano che è stato "liberamente interpretato" per far credere quanto buono e bello sia il sacro testo dei musulmani.
“Chiunque uccida un uomo sarà come se avesse ucciso l’umanità intera”, quinta Sura del Corano, versetto 32.
Appena qualche minuto dopo la strage di Parigi, molti musulmani e politicamente corretti hanno cominciato a citare quel verso coranico, approfittando dell’ignoranza del popolo occidentale in materia di religione. Persino il presidente americano Obama, nel suo discorso all’Università del Cairo, ha citato quel versetto, cercando di dimostrare che l’Islam è una religione di pace.

Come lui, tutti i leader musulmani invitati nei vari talk show televisivi italiani, in cui si presenta una realtà autentica come una banconota da 4 Euro.
In merito al versetto 32 della quinta Sura del Corano, la sua citazione è fuorviante. Corano 5:32 e seguenti dicono in realtà, integralmente:
“Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità.
I Nostri messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra."

La traduzione, ci teniamo a sottolinearlo, è a cura di Hamza Piccardo, presidente dell’UCOII, quindi sicuramente fedele alle parole scritte nel Corano in lingua araba.
Nel versetto 33, ossia quello successivo, si legge:
“La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso.”

Robert Spencer, americano, studioso delle religioni e dell’Islam in particolare, spiega: “Quello che non viene mai menzionato da tutti quelli che citano questo versetto come se condannasse la violenza della jihad Islamica, sono molti fatti rilevanti: è inserito in un contesto di ammonimenti per gli Ebrei e non è presentato come un principio universale; contiene questa importante eccezione “a meno che non sia un assassino o un malfattore”, ed è seguito dal versetto 33, che specifica la pena per i malfattori: “Il castigo per chi muove guerra ad Allah e al suo Messaggero”, e lotta con forza e sparge misfatti e corruzione sulla terra è: esecuzione o crocifissione o amputazione di mani e piedi di lati opposti o l’esilio dal paese: questa è la loro ignominia in questo mondo e subiranno una terribile punizione nell’altro”.

Pertanto potremmo definire questo famoso versetto un vero e proprio monito nei confronti degli ebrei, un modo “religioso” per dire “O ti comporti come dico io oppure saranno “affari” tuoi“.
Ben lontani dal condannare la violenza, questi versetti evidenziano aggressivamente che chiunque si opporrà al Profeta sarà ucciso, crocifisso, mutilato o esiliato.
In altre parole, mentre distruggere una vita può essere equivalente a uccidere tutta l’umanità, se si sta spargendo “la corruzione sulla terra”, allora si dovrebbe veramente essere “uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra”.
Ed è con queste scuse che gli jihadisti spesso giustificano le loro azioni: ogni loro vittima ha “ucciso a sua volta” o “sparso la corruzione sulla terra”, che ovviamente è un concetto abbastanza elastico da poter significare qualsiasi cosa.

Ma ciò che è più interessante e che tutti dovrebbero sapere è che il detto del Corano 5:32 trova origine nel Talmud, che è il testo classico dell’Ebraismo, che ha una storia molto più antica dell’Islam. Il Talmud è secondo solo alla Torah (la Bibbia) e come disse Norman Solomon, Rabbino nonché filosofo e docente britannico, accademico e professore di studi ebraici ed ebraismo, attivo inoltre nei rapporti tra Ebraismo e Cristianesimo: “Se la Torah è il Sole il Talmud è la sua Luna che ne riflette la luce”.
Il Talmud cita testualmente:
“Quindi, un uomo soltanto è stato creato all’inizio del mondo, per insegnare che se qualcuno fa sì che una sola anima perisce, le Scritture lo ritengono colpevole come se avesse fatto perire un mondo intero; e se qualcuno salva una sola anima, le Scritture gli riconosceranno il merito di aver salvato un mondo intero” (Mishnah, Sanhedrin 4:5).

Si tratta di un commento rabbinico sulla storia di Caino e Abele e il testo non contiene alcuna giustificazione al recar danno al prossimo.
Il trentaduesimo versetto della quinta Sura del Corano deriva quindi dal Talmud e addirittura il Corano riconosce che il provvedimento fu prima dato agli ebrei (i figli di Israele). Ma il Corano aggiunge una clausola, e la segue con un verso, che cambia radicalmente il significato talmudico. Tutto questo è palesemente ignorato da coloro che citano quel versetto coranico per dimostrare che l’Islam è una religione di pace, quando piuttosto indica il contrario.
Sappiamo perfettamente che qualcuno potrebbe sollevare l’obiezione su quanto sia “una questione di interpretazione”. Invece in questo caso non ci può essere nessuna interpretazione poiché, come ogni scuola coranica insegna, il Corano non è interpretabile, il Corano è, oggi, come nel 630 D.C. statico, non interpretabile, poiché è stato scritto dall’Arcangelo Gabriele e dettato da Allah, quindi non c’è interpretazione, non c’è errore. Quello che è scritto è."

Questo è quanto ci dice il nostro amico. In pratica l'uso decontestualizzato di questo versetto è una "Taqiyya verbale" ossia una dissimulazione, il falsare il vero significato per aggiustarlo alle aspettative di una opinione pubblica occidentale a cui si deve far credere che dai musulmani non c'è nulla da temere.
Ricordiamo che l'Islam, unica religione a far questo, a parte forse qualche setta di adoratori del demonio o di qualche divinità degli inferi, prescrive la "Taqiyya", parola araba che vuol dire "finzione, dissimulazione".

In altre parole il musulmano, al fine di distruggere gli infedeli, colpirli, ucciderli, può usare delle strategie di mimetizzazione, camuffamento. Può indossare una maschera, magari di buono, di occidentale, può persino fingere di rinnegare la sua fede, o bere, o fare cose assolutamente proibite, ma lo sta facendo solo per far abbassare le difese di quello che per lui è solo un nemico da abbattere.

Ad esempio, i terroristi molto frequentemente sono degli insospettabili, musulmani si ma all'apparenza non praticanti, persino critici verso l'islam, persone colte, con buoni lavori e titoli di studio, che fanno le cose che fanno tutti gli occidentali. In questo modo il musulmano produce due effetti. Il primo è di carpire la buona fede della vittima. Il secondo è di creare contemporaneamente incertezza, infatti in questo modo se vedi un musulmano non potrai mai dire con sicurezza se costui sta fingendo o è convinto di quel che fa. E questo genera disorientamento. 

Cai Larth Marathnal

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