FUORI DALL’EURO e in tempi brevi!

Articolo del mio amico Diogene,

l’ipotesi di uscita dell’Italia dall’euro per recuperare crescita, stimola solamente manifestazioni di chiusura. In realtà la chiusura dei “vecchi tromboni” è solamente figlia del tradizionale atteggiamento di prostrazione alle istituzioni che, senza minarne la credibilità, possono comunque commettere errori di valutazione (per usare un eufemismo).
Io sono della scuola di quei tecnici che, prima di emettere considerazioni aprioristiche, svolge sempre un accurato studio dello scenario e ne valuta tutte le manifestazioni. Analizzando anche il contesto sociale e politico nel quale dovrebbero verificarsi gli eventi ho elaborato l’opportunità di non aderire più a questa pagliacciata fallimentare dell’Euro.
Andando con ordine, le difficoltà d’impatto sono importanti, e sono nell’ordine
- Gestione del debito nella fase di conversione dall’euro alla nuova moneta nazionale
- Fuga dei capitali privati verso economie e monete più stabili (non biasimabile)
- L’ira della germania che farà di tutto per contrastare la svalutazione competitiva della nuova moneta nazionale.
I contesti possibili perché si verifichi l’uscita dall’euro sono
- una crisi di sistema dell’euro. Allo stato attuale non è assurdo ipotizzare che germania e Francia (e magari qualche altro parassita storico) si conservino nell’euro per creare un nucleo compatto e competitivo (?).
- L’uscita per decisione unilaterale dell’Italia, nella pratica non contemplabile a causa di una clausola dello statuto che non lo consente a nessun Paese membro
Analizziamo lo stato attuale delle cose, il costo di riferimento del nostro debito pubblico, sotto le stilettate di euro criteri (imposti dalla Germania ovviamente) conducono ad una deflazione tale da sbriciolare qualunque compagine governativa di buona volontà, ed un ipotetico governo tecnico (vero e non europeista a tutti i costi) non può che decidere di forza l’uscita dall’euro per tornare in possesso di una felessibilità monetaria e di bilancio necessaria per reflazionare il sistema.
Com’è possibile tutto questo? Un debito sovrano delle dimensioni di quello italiano ha il potere di destabilizzare l’intero sistema finanziario globale (non siamo la Grecia né l’irlanda o il portogallo ma la VII potenza economica del mondo). Il FMI, UE e EUROZONA allo scopo di non innescare un inevitabile effetto domino in grado di sgretolare il sistema economico europeo, accompagnerebbero di buon grado l’Italia nella riconversione condizionandola. Ovviamente l’insolvenza dell’Italia costringerebbe a decenni di depressione valutativa del ciclo del capitale.
Se invece il governo nazionale, con un atto di forza e non attendendo l’intervento della UE (sovranità pretesa) converte il debito nuovamente nella nuova valuta nazionale, pagando gli interessi senza dichiarare lo stato di insolvenza, sarebbe tutta un’altra musica a parità di sacrifici.
La riconversione provocherebbe nell’immediato una svalutazione dei titoli di stato sicuramente meno devastante di quella derivante da uno stato di insolvenza.
La banca d’Italia può riacquistare il debito pubblico finanziandolo con la battuta di nuova moneta per pagarlo creando inflazione a scapito del valore di cambio. Già questo ha ripercussioni positive. La nuova moneta nazionale avrà un cambio di 0,50 sull’euro, e di 0.70 sul dollaro (circa), in questo modo export e turismo avranno una ripartenza aumentando il PIL tra il 5% e il 7% per almeno 5 anni consecutivi, ovviamente le banche dovrebbero congelare i conti correnti allo scopo di impedire l’inevitabile fuoriuscita di capitali verso monete forti!
Questo è il “conto della serva”, ma funziona! A sostegno di quest’azione ci deve essere un governo stabile e autoritario perché il rischio di una crisi bancaria (risparmiatori inferociti) è forte, a fronte però di una economia reale in crescita e bassi interessi sul debito pubblico. La svalutazione competitiva ovviamente metterebbe in allerta gli stati concorrenti che, come minimo, chiederebbero una sorta di embargo, e anche in questo caso una politica attenta può barattare una percentuale di crescita limitando un po’ di inflazione allo scopo di lasciare aperte le barriere commerciali.
Tutto è nelle mani dei politici dopo la fase tecnica, i rischi sono piuttosto elevati, ma intanto potrebbero essere ridotti se il debito pubblico fosse ridotto con una manovra piuttosto impopolare (prelievo forzoso) di almeno una quota sufficiente a ridurre drasticamente del 20% l’attuale ammontare del debito, affiancato con una massiccia dismissione di patrimonio non destinato alla produzione di reddito per le casse dello stato. Una seria riconversione energetica e l’assoluto divieto di deficit annuo pena la caduta immediata del governo in carica, farebbero il resto a vantaggio di un rilancio positivo dell’economia nazionale.
Lo scenario è di sicuro rigore, ma altrettanto sicura è la ripresa! In ogni caso, il sacrificio è il medesimo richiesto attualmente per fare i comodi della Germania, e saranno sempre più perniciosi. Tanto vale fare sacrifici per averne un vantaggio da spendere nel medio termine per i nostri interessi nazionali. Rimanere nella gabbia della Germania è il sistema più sicuro per dimenticare una possibilità di crescita, sottomessi a politiche di rigore perpetue. Usciamone in fretta!!!


Ora vorrei scrivere due parole sulle garanzie che incessantemente vi ribadiscono certe ed inossidabili, per i conti correnti fino a 103291,38 euro per nominativo (se avete un conto cointestato quindi la cifra raddoppia). Questa cifra viene restituita in caso di necessita dal Fondo di Garanzia Interbancario, che è costituito con una piccola quota degli accantonamenti obbligatori di TUTTE le banche.
Poi bisogna chiedersi cosa succede se, concretamente, una banca ha una crisi di liquidità e non è più in grado di restituire, a semplice richiesta, i depositi dei suoi correntisti ( non è necessario che fallisca).
Intanto ci deve essere una dichiarazione di insolvenza dell'istituto ed una autorizzazione della Banca D'Italia ( che vi ricordo, En passant, essere un istituzione PRIVATA, al contrario di quello che crede il 90% dei cittadini).
Concretamente SOLO il 20% della cifra DEVE essere messa a disposizione dal Fondo interbancario ENTRO 3 MESI. I mesi possono arrivare a NOVE, nel caso di situazioni ECCEZIONALI e previa autorizzazione da parte della Banca D'Italia.
Il RESTO, ovvero l'80 % DEI VOSTRI SOLDI, viene liquidato solo quando comincia la liquidazione della banca, quindi con tempi che possono essere ( e di fatto lo sono SEMPRE) LUNGHI.
Inoltre il fondo si attiva nella misura in cui ha liquidità disponibile.
Quanto è grande questa liquidità?
Dallo 0.4. allo 0.8 % dei fondi rimborsabili delle banche associate, ovvero, in pratica dell'intero sistema bancario.
Basta quindi il fallimento di una banca i cui conti correnti corrispondano spannometricamente allo 0.8 del totale italiano e questo fondo di garanzia cesserà di esistere, di fatto, per mancanza di disponibilità.
Quindi, ricapitolando:
1) E' vero che i conti correnti sono garantiti ma solo entro i limiti IMPORTANTI che ho indicato.
2) E' vero che sono garantiti ma solo fino all'esaurimento della liquidità del Fondo di Garanzia
Sono due classiche mezze verità quindi che, viste dal basso somigliano moltissimo ad una bugia: i risparmi dei conti correnti, questa è la verità, NON SONO GARANTITI in caso di crisi finanziaria della banca, se non per una modesta percentuale del loro valore ed anche questa ottenibile con tempi non brevi e solo se il contagio non coinvolge che un piccolo numero di istituti.
Il resto, con calma, se tutto va bene ed in percentuali tutte da definirsi presumibilmente, esempi storici alla mano, non alte.
Non dobbiamo neppure lamentarci troppo: lo standard europeo prevedeva SOLO 20.000 euro rimborsabili...


DEFLAZIONE è una diminuzione del livello generale dei prezzi
REFLAZIONE espansione della domanda per favorire una ripresa economica
PIL valore complessivo dei beni prodotti all’interno di un Paese

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